Bonne Foire!
Fiera di Sant'OrsoFoire de Saint-Ours 2023
Mai e poi mai Bard avrebbe rinunciato ad omaggiare la Fiera millenaria, così, anno dopo anno, preparava le sue cose migliori e le sistemava in esposizione...
Ogni anno, il 30 e il 31 gennaio un migliaio di espositori, tra artisti ed artigiani raggiungeranno le vie del centro storico di Aosta per presentare con calorosa soddisfazione i frutti del loro lavoro, che esso sia una professione, un' espressi.La Foire, infatti, porta alla luce mondana le caratteristiche dell’identità della popolazione valdostana, essa diventa la celebrazione innata di un saldo senso di appartenenza culturale e storica al territorio alpino.Ed ecco comparire vere e proprie opere d’arte, dal gusto antico della tradizione oppure in viaggio alla ricerca di stili innovativi, all'utilizzo rinnovato di materiali legati sempre a doppio filo con il territorio che li ospita. Il tutto diviene simbolo tangibile e custodito di un saper fare, di una tradizione ormai impressa nei geni e di una cultura antica.Ci si muove dunque per le vie di Aosta antica avvolti da una magica atmosfera, pronti a cogliere lo spunto per fare parte di un'esperienza unica dalle sfumature millenarie.
Ogni anno, il 30 e il 31 gennaio un migliaio di espositori, tra artisti ed artigiani raggiungeranno le vie del centro storico di Aosta per presentare con calorosa soddisfazione i frutti del loro lavoro, che esso sia una professione, un' espressi.La Foire, infatti, porta alla luce mondana le caratteristiche dell’identità della popolazione valdostana, essa diventa la celebrazione innata di un saldo senso di appartenenza culturale e storica al territorio alpino.
Ed ecco comparire vere e proprie opere d’arte, dal gusto antico della tradizione oppure in viaggio alla ricerca di stili innovativi, all'utilizzo rinnovato di materiali legati sempre a doppio filo con il territorio che li ospita. Il tutto diviene simbolo tangibile e custodito di un saper fare, di una tradizione ormai impressa nei geni e di una cultura antica.
La Fiera accompagna gli animi anche con la musica, il folklore e l'occasione di degustazioni gastronomiche, di vini e di prodotti tipici. Una festa che prende forma e vita, tra i canti e i balli tradizionali, nella lunga e magica “veillà”.
La notte fra il 30 e il 31 gennaio le vie sono illuminate e vitali sino all’alba, la dimensione temporale si annebbia quasi fosse il momento di attraversare i confini tra la realtà e la magia. Ma tutto ciò non si può spiegare con poche parole, solo esserci rende veramente merito alla Veillà.
Il Galletto svetta, simbolo trionfante, svetta in numerosi banchi, ma tanti sono gli oggetti che parlano di tradizione. I Sabot, la Coppa dell'Amicizia e la Grolla, i "Tatà" ed infine tutti quegli oggetti che fino a qualche decennio fa avevano l'onore dell'uso quotidiano: rastrelli, cestini e gerle, botti.
Il ciondolo distintivo della Fiera è un caloroso ricordo. Diverso per ogni edizione, anno dopo annoa è un attrezzo o strumento utilizzato dagli agricoltori o dagli allevatori.
Il ciondolo della 1023ª Foire è una miniatura che riproduce lo stampo di legno per il burro realizzato dal maestro artigiano scultore Dario Coquillard. Come ogni anno il ciondolo della Fiera si potrà vedere al collo di tutti gli espositori, ma non è tutto. Per la prima volta è possibile ammirare, in uno spazio espositivo allestito nel padiglione di piazza Plouves, la collezione privata dei ciondoli per la Fiera di Sant’Orso, dal 1962 ad oggi. Si tratta di una gentile concessione di Roberto Mazzitelli, appassionato di artigianato di tradizione che, negli anni, è riuscito a raccoglierne l’intera produzione.
L'anno 1000 è considerato l'anno "zero" della Fiera. Nel Medio Evo la Fiera si svolgeva nel Borgo di Aosta, in quell'area circostante la Collegiata che porta il nome di Sant'Orso.
Racconti leggendari narrano che tutto ha avuto inizio proprio di fronte la Chiesa dove il Santo, vissuto anteriormente al IX secolo, era solito distribuire ai poveri indumenti e "Sabot", tipiche calzature in legno ancora oggi presentate in Fi
30 et 31 Janvier
La Foire de la Saint-Ours rassemble chaque hiver un millier d’artistes et artisans Valdôtains exposant avec fierté le fruit de leur travail.Aujourd’hui, elle rassemble, tous les 30 et 31 janvier, un millier d’artisans valdôtains, hymne à la créativité et à l’esprit industrieux des gens de montagne.
Au menu : sculptures et décorations sur bois, taille de pierre, fer forgé, cuir, tissage de draps, étoffe en laine travaillée sur d’anciens métiers à tisser en bois, dentelles, objets en osier, tonneaux… sans oublier les fabuleuses dégustations de vin et autres spécialités de terroir. La fête se prolonge jusqu’à l’aube par des chants et des danses traditionnelles, tandis que la foule envahit joyeusement les rues illuminées du centre historique d’Aoste.
Uno gnomo espositore...?Come tutti gli anni lo gnomo si mescolava, si nascondeva, saltava, ballava e suonava il fleyé. Seguiva con gli occhi, teneva il ritmo con i piedi, balzava veloce sulle fette di pane, rubava lesto bicchieri di vin brulé, quando poi vedeva gruppetti di gente alta sciamare nei vicoli o dirigersi nei sotterranei di qualche antico edificio, sapeva che sicuramente stavano andando in qualche crotta a bere, mangiare e fare festa e li seguiva, sazio di formaggio e giocondo per il vino. Se poi in qualche cantina si ballava e si suonava, ci si buttava in mezzo, piroettando fuggevole col fleyé tra le gambe dei danzanti, facendo, di tanto in tanto, inciampare qualcuno per poi sbellicarsi col cappello tirato sul volto e le gambe per aria: “Avanti con la danza! Lasciate che la gioia sia sconfinata”- urlava ridendo anche se nessuno lo sentiva poiché la musica copriva la sua piccola voce - “non dormite fino all’alba, inseguite con i piedi danzanti le ore che scappano ad ovest, su con la danza!”.
Il cielo, ancora livido dal freddo, annunciava però un’alba piena di colore. Il mattino presto è solitamente silenzioso, ma solo certi silenzi sono ricchi di complice operosità, la gente alta preparava, fregandosi di tanto in tanto le mani per scaldarle, lungo le vie della città seduta tra monti, banchetti sui quali esporre opere ed oggetti che dal legno avevano trasformato con le loro mani, arte antica e nobile ben conosciuta e tramandata dagli gnomi.
Quel tempo appena dopo l’alba conteneva più energia di tutte le ore degli altri giorni, Bard lo percepiva dagli sguardi, dalle bevande calde sorseggiate con semplicità, dai gesti accurati: ogni banchetto un regno, della fantasia, dell’abilità, della manualità, dell’esperienza, della tradizione, dell’apprendere, della sapienza antica, delle ore strappate all’inverno con le mani, del sentire, del tramandare, del ricordo. Ogni regno a creare l’impero millenario della Foire.
Bard amava aggirarsi tra i banchetti, la città così ornata gli pareva accogliente e generosa, la gente alta aveva poi talmente ben appreso l’arte del legno che alcuni di loro eguagliavano i migliori maestri tra gli gnomi, ai mercanti ed ai contadini si erano infatti col tempo aggiunti uomini che del legno avevano fatto un’arte, traghettatori di antiche tradizioni.
Cominciò con slancio e sincera passione la sua visita tra le grolle decorate e le coppe dell'amicizia, i sabot e i sock-pioun. Saliva spedito sugli attrezzi agricoli e quotidiani, rastrelli dai lunghi manici di frassino e dai denti di acero, scale in abete rosso e frassino, botti, posate e taglieri. Si infilava nella vannerie saltando da una gerla alle ceste e in salice con tale disinvoltura e velocità che nessuno se ne accorgeva; per un breve momento schiacciò anche un pisolino ben nascosto sul fondo di una gerla di nocciolo intrecciato e sgranocchiò una noce in uno tsaven. (...)
Brano tratto dal racconto "Ours, l'umile", presto disponibile in versione cartacea o ebook.Per preordinare le vostre copiegenepio.mountaingnomes@gmail.com
Link utili:
Sito ufficiale della fiera
Uno gnomo espositore...?
Come tutti gli anni lo gnomo si mescolava, si nascondeva, saltava, ballava e suonava il fleyé. Seguiva con gli occhi, teneva il ritmo con i piedi, balzava veloce sulle fette di pane, rubava lesto bicchieri di vin brulé, quando poi vedeva gruppetti di gente alta sciamare nei vicoli o dirigersi nei sotterranei di qualche antico edificio, sapeva che sicuramente stavano andando in qualche crotta a bere, mangiare e fare festa e li seguiva, sazio di formaggio e giocondo per il vino.
Se poi in qualche cantina si ballava e si suonava, ci si buttava in mezzo, piroettando fuggevole col fleyé tra le gambe dei danzanti, facendo, di tanto in tanto, inciampare qualcuno per poi sbellicarsi col cappello tirato sul volto e le gambe per aria: “Avanti con la danza! Lasciate che la gioia sia sconfinata”- urlava ridendo anche se nessuno lo sentiva poiché la musica copriva la sua piccola voce - “non dormite fino all’alba, inseguite con i piedi danzanti le ore che scappano ad ovest, su con la danza!”.
Il cielo, ancora livido dal freddo, annunciava però un’alba piena di colore. Il mattino presto è solitamente silenzioso, ma solo certi silenzi sono ricchi di complice operosità, la gente alta preparava, fregandosi di tanto in tanto le mani per scaldarle, lungo le vie della città seduta tra monti, banchetti sui quali esporre opere ed oggetti che dal legno avevano trasformato con le loro mani, arte antica e nobile ben conosciuta e tramandata dagli gnomi.
Quel tempo appena dopo l’alba conteneva più energia di tutte le ore degli altri giorni, Bard lo percepiva dagli sguardi, dalle bevande calde sorseggiate con semplicità, dai gesti accurati: ogni banchetto un regno, della fantasia, dell’abilità, della manualità, dell’esperienza, della tradizione, dell’apprendere, della sapienza antica, delle ore strappate all’inverno con le mani, del sentire, del tramandare, del ricordo. Ogni regno a creare l’impero millenario della Foire.
Bard amava aggirarsi tra i banchetti, la città così ornata gli pareva accogliente e generosa, la gente alta aveva poi talmente ben appreso l’arte del legno che alcuni di loro eguagliavano i migliori maestri tra gli gnomi, ai mercanti ed ai contadini si erano infatti col tempo aggiunti uomini che del legno avevano fatto un’arte, traghettatori di antiche tradizioni.
Cominciò con slancio e sincera passione la sua visita tra le grolle decorate e le coppe dell'amicizia, i sabot e i sock-pioun. Saliva spedito sugli attrezzi agricoli e quotidiani, rastrelli dai lunghi manici di frassino e dai denti di acero, scale in abete rosso e frassino, botti, posate e taglieri. Si infilava nella vannerie saltando da una gerla alle ceste e in salice con tale disinvoltura e velocità che nessuno se ne accorgeva; per un breve momento schiacciò anche un pisolino ben nascosto sul fondo di una gerla di nocciolo intrecciato e sgranocchiò una noce in uno tsaven. (...)
Il cielo, ancora livido dal freddo, annunciava però un’alba piena di colore. Il mattino presto è solitamente silenzioso, ma solo certi silenzi sono ricchi di complice operosità, la gente alta preparava, fregandosi di tanto in tanto le mani per scaldarle, lungo le vie della città seduta tra monti, banchetti sui quali esporre opere ed oggetti che dal legno avevano trasformato con le loro mani, arte antica e nobile ben conosciuta e tramandata dagli gnomi.
Quel tempo appena dopo l’alba conteneva più energia di tutte le ore degli altri giorni, Bard lo percepiva dagli sguardi, dalle bevande calde sorseggiate con semplicità, dai gesti accurati: ogni banchetto un regno, della fantasia, dell’abilità, della manualità, dell’esperienza, della tradizione, dell’apprendere, della sapienza antica, delle ore strappate all’inverno con le mani, del sentire, del tramandare, del ricordo. Ogni regno a creare l’impero millenario della Foire.
Bard amava aggirarsi tra i banchetti, la città così ornata gli pareva accogliente e generosa, la gente alta aveva poi talmente ben appreso l’arte del legno che alcuni di loro eguagliavano i migliori maestri tra gli gnomi, ai mercanti ed ai contadini si erano infatti col tempo aggiunti uomini che del legno avevano fatto un’arte, traghettatori di antiche tradizioni.
Cominciò con slancio e sincera passione la sua visita tra le grolle decorate e le coppe dell'amicizia, i sabot e i sock-pioun. Saliva spedito sugli attrezzi agricoli e quotidiani, rastrelli dai lunghi manici di frassino e dai denti di acero, scale in abete rosso e frassino, botti, posate e taglieri. Si infilava nella vannerie saltando da una gerla alle ceste e in salice con tale disinvoltura e velocità che nessuno se ne accorgeva; per un breve momento schiacciò anche un pisolino ben nascosto sul fondo di una gerla di nocciolo intrecciato e sgranocchiò una noce in uno tsaven. (...)
Brano tratto dal racconto "Ours, l'umile", presto disponibile in versione cartacea o ebook.
Per preordinare le vostre copie
genepio.mountaingnomes@gmail.com
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