Cabinet of curiosities - Il Mobiletto delle Curiosità - Febbraio

 Februltus (mensis)

Il calendario romano iniziava da marzo e dedicava i mesi da gennaio a giugno agli dei, mentre da luglio a dicembre i mesi erano indicati in successione da quinto a decimo mese dell’anno. Giulio Cesare sentenziò il 46 a.C. come “ultimus annus confusionis”sancendo la divisione dell’anno in dodici mesi e decretando che gennaio e febbraio fossero rispettivamente il primo ed il secondo mese dell’anno poiché i romani consideravano l’inverno un periodo senza mesi.

Febbraio, dal latino Februltus (mensis) conta 29 giorni ed è bisestile.

La tradizione vuole che sia stato Numa Pompilio a cambiare l’antico calendario di Romolo, aggiungendo ai dieci mesi che lo costituivano gennaio e febbraio. Febbraio a garantire salvezza e salute in un momento di passaggio tra l’inverno, il buio e la primavera, la luce, da sempre celebrato attraverso dei  riti antichi che, seppure con diverse forme, hanno avuto ovunque lo stesso significato. In questo mese Roma celebrava le Idi di Febbraio, un rito pagano dove le donne, portando fiaccole accese, simbolo della luce, giravano per le strade dell’Urbe in segno di purificazione e fecondità.

©genepio


Deve appunto il suo nome al termine latino  februltus, che significa "rimedio agli errori" dato che questo era il mese dei rituali di purificazione.  

Gli antichi Sassoni invece lo chiamavano "mese del fango", segno del disgelo in corso e della terra che riprende vita. Unico mese di ventotto giorni (ventinove negli anni bisestili) inizia (il secondo giorno del mese) con la festa cristiana della Candelora, (il cui nome deriva probabilmente da una festa tardo latina della benedizione delle candele) dove si celebra la presentazione di Maria al tempio dopo quaranta giorni dal parto, periodo durante il quale una donna, secondo la  legge ebraica, era considerata sulla via verso la purezza rituale e spirituale. 

Le origini di questa festa, comune per molte feste della cristianità europea, sono però molto più antiche. In Italia si celebravano in questo periodo i Lupercalia, giorni dedicati alla purificazione che oggi coincidono all’incirca con la quaresima.

Come di purificazione era la festa detta "februatio" consacrata a Iunio Februata (Giunone purificata). Le donne  in quei giorni giravano per le strade della città con ceri e lampade accese, simboli di luce e di rinascita che finirono per essere fatti coincidere con la purificazione di Maria.

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Nella tradizione celtica questo periodo era legato alla triplice dea Brigit, divinità del fuoco, della tradizione e della guarigione. Il culto di questa dea era talmente radicato nell’area germanica che la chiesa non poté far altro che mutare Brigit in Santa Brigida attribuendole tutti i poteri della dea pagana. 
Febbraio è anche il mese  di riposo dal lavoro nei campi; solo verso la sua fine, se il tempo lo consente si possono iniziare lavori di potatura degli alberi da frutto. Un tempo Febbraio era dedicato ai lavori manuali di costruzione e riparazione di attrezzi agricoli o alla realizzazione di utensili necessari per la vita  domestica quotidiana come cesti, ciotole in legno, zoccoli, mestoli. Il legno, di varie essenze, era la materia prima per gran parte di questi utensili.
La vita in questo periodo, se i campi non erano stati generosi, poteva essere difficile, non offrendo ancora la natura alcun frutto. In inverno le offerte della natura erano solo poche verdure fresche come verze, radicchi, cavoli, mentre i frutti, tutti raccolti nei mesi precedenti, erano mele, pere, noci, castagne, nespole e poco altro.
Passando ora al calendario celtico, la festa più importante dell’inverno dopo quella del solstizio è Imbolc , detta anche Oimelc,  l'antica festa irlandese del culmine dell'inverno, tradizionalmente celebrata il 1° febbraio, nel punto mediano tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera. 
Poiché il calendario celtico, come altri non cristiani,  faceva iniziare il giorno dal tramonto del sole, per cui la celebrazione iniziava al tramonto del giorno precedente. Il termine Imbolc in irlandese significa "in grembo" , in riferimento alla gravidanza delle pecore, Oimelc significa invece "latte ovino”.
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Ciò ci induce a pensare che in origine si trattasse di una festa in onore delle pecore da latte, in quanto il latte e i suoi derivati costituivano la fonte primaria di nutrimento durante i gelidi mesi invernali, e  venendo in questo periodo alla luce gli agnelli, le pecore producevano latte. La festività celebrava la luce che si manifestava  nell'allungamento della durata del giorno, e nella speranza,  ormai non lontana,  dell'arrivo imminente della primavera. Anche questa festa  era  tradizionalmente celebrata accendendo dei lumi.
In epoca cristiana la festa di Imbolc venne anch’essa assimilata dalla Candelora poiché  il 1° febbraio, astronomicamente, è il punto equidistante tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera ed nel mondo i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate tra le comodità, facciamo fatica ad immaginare.
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Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. I Celti, sensibili ai sottili mutamenti delle stagioni, celebravano il tempo dierisveglio della Natura. Nell’Europa celtica Brigit infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco), il fuoco della fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice.  Brigit, è il corrispondente celtico di Athena-Minerva, custode della tradizione, della poesia, e del canto, un’arte sacra che trascendeva la semplice forma artistica per divenire magia, rito, personificazione della memoria ancestrale.

La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve. E’ il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza della giovane dea e il latte che nutre gli agnelli.




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