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Nel corso della storia, marinai imbarcati, soldati e minatori, viaggiatori separati dalle comunità umane hanno spesso tenuto con loro delle capre come fonte di preziose vitamine.
Che poi la capra sia anche indipendente e selvatica non è una stranezza negativa. La pecora è un essere gregario, alla capra spesso si chiede di arrangiarsi da sola. Un fatto che consentiva alle famiglie povere senza terra di sopravvivere con il prodotto delle loro capre mandate a pascolare su magri pascoli comunali. Animale indipendente, che tende a aggregarsi in piccoli gruppi, curioso ma docile, la capra è ideale per l'allevamento famigliare di sussistenza o, oggi, per l'allevamento artigianale in cui si valorizzano le capacità individuali. Un allevamento dove si investe molto in "passione". Passione per gli animali ma anche per i formaggi, creazioni personali e di cuore.
La Camosciata delle Alpi deve il suo nome alla colorazione del mantello che richiama appunto quella del camoscio alpino fulvo, con varie tonalità più o meno scure. Questa razza si è originata dagli incroci tra due tipiche razze autoctone: la capra Oberhasli-Brienz priva di corna e la capra tipo grigionese con corna, animali capaci di adattarsi senza alcun problema alle svariate condizioni climatiche.
Le capre insomma continuano a cercare ghiande, qualcuna alza il muso e si alza sulle zampe per afferrare con i denti una foglia. E’ vero, in realtà sono animali ormai domestici ed è l’uomo a pensare alla loro alimentazione ma la natura fornirebbe loro comunque il giusto cibo per affrontare un qualsiasi inverno: castagne e ghiande, altamente nutritive, insieme a tutte le foglie che, lentamente, cadranno a terra col susseguirsi dei giorni.
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