Questi luoghi, per nulla inabitati, sebbene richiedano di essere fatti di mistero, allo stesso tempo non vogliono ne’ possono ignorare il mondo della logica e delle leggi fisiche del mondo naturale. Non tutte perlomeno.
Non vogliono tradirlo, il mondo reale, perché sanno che in definitiva l’alto e il basso, l’atmosfera, gli oggetti che cadono, le stagioni, la percezione di suoni e odori, sono manifestazioni condivise universalmente. Imbrogliare il mondo in cui accade tutto questo non è possibile.
continua
⇩⇩⇩
“Mi allarmo quando, addentrandomi per un miglio in un bosco, mi accorgo di camminare con il corpo senza essere presente con lo spirito. Vorrei, nei miei vagabondaggi quotidiani, dimenticare le occupazioni del mattino e gli obblighi sociali. Ma talvolta non è facile liberarsi delle cose del villaggio. Il pensiero di qualche lavoro si insinua nella mente, e io non so più dove si trova il mio corpo, sono fuori di me. Vorrei, nei miei vagabondaggi, far ritorno a me stesso. Perché rimanere nei boschi se continuo a pensare a qualcosa di estraneo a quel che mi circonda?” Henry David Thoreau
Voi, o folletti delle colline, dei ruscelli, degli immobili laghi e dei boschi; e voi che sulle sabbie, coi piedi che non lasciano orma, inseguite Nettuno che si ritira e gli sfuggite allorché rifluisce; voi, gnomi, che al lume di luna formate quei circoletti di erba agra che la pecora non bruca; e voi, il cui divertimento è di far crescere i funghi di mezzanotte; e voi, che vi rallegrate a sentire il solenne rintocco del coprifuoco; col vostro aiuto, per quanto siate deboli, se abbandonati a voi stessi, io ho offuscato il sole meridiano, eccitato i venti ribelli, suscitato tra il verde mare e l’azzurra volta una ruggente guerra, dato fuoco al terribile strepitoso tuono, spaccato la robusta quercia di Giove con lo stesso fulmine di lui, scosso il promontorio dalla sua solida base, divelto il pino ed il cedro dalle radici.
La tempesta - W. Shakespeare
No comments:
Post a Comment
every opinion is fruitful